La Partita del Futuro: giovani delle scuole superiori di Roma in campo per il bene comune
La storia ci ricorda che anche se il destino delle risorse condivise è a rischio di decadenza, la partecipazione può invertire la rotta. Un appello di Artribune per parlare di più di Beni Comuni e rigenerazione urbana a partire da una best practice nella Capitale

Roma, come molte altre grandi città, è da tempo attraversata da una crisi silenziosa e pervasiva legata alla gestione dei Beni Comuni: spazi pubblici abbandonati, periferie trascurate, scuole isolate, giovani privati di luoghi di aggregazione, anziani in solitudine, conflitti culturali resi più acuti dalla mancanza di politiche inclusive e di spazi d’incontro e totale assenza (nella città principe per obelischi, fontane etc. voluti nel corso della sua lunga e prestigiosa storia), di installazioni ed opere d’arte che abbelliscano e qualifichino spazi aperti e spazi pubblici. Ma la storia e la realtà ci ricordano che anche se il destino delle risorse condivise è a rischio di decadenza, la partecipazione può invertire la rotta, trasformando il degrado in occasione di rigenerazione e crescita collettiva.
Il progetto La Partita del Futuro
Con La Partita del Futuro, progetto sperimentale avviato quest’anno nelle scuole superiori romane, abbiamo voluto chiamare all’azione proprio loro: i giovani. Non come spettatori ma come protagonisti. A loro è stato chiesto di immaginare, proporre e votare soluzioni concrete per l’adozione e la trasformazione dei Beni Comuni del proprio quartiere, dando forma a un modello di gestione partecipata che va oltre le aule scolastiche e si radica nella realtà urbana.
Il progetto ha visto il suo momento pubblico il 2 aprile 2025 allo Stadio Olimpico, luogo simbolico dello sport, con la presentazione finale dei 14 progetti selezionati tra i 370 istituti superiori della capitale invitati a partecipare. La proposta vincitrice, votata dagli stessi studenti, è quella di una scuola che ha rivendicato la trasformazione dello slargo stradale d’ingresso in una piazza condivisa: alberata, arredata, dotata di servizi, uno spazio aperto non solo agli studenti ma a tutto il quartiere. Un gesto concreto, visionario e profondamente civico.

Proposte per una scuola aperta
Ma in realtà tutti i progetti finalisti avevano valore e significato. La Commissione – nata spontaneamente dall’iniziativa di manager e imprenditori romani vicini all’UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) e guidata con competenza dalla professoressa Cinzia Rossi, con il sostegno della Direzione Regionale del Ministero dell’Istruzione e del Merito – ha riconosciuto in ognuna delle proposte presentate un patrimonio di creatività e responsabilità. Colpisce in particolare la frequente proposta di una scuola aperta, luogo d’incontro intergenerazionale e interculturale, fulcro di rigenerazione sociale. La scuola, in queste idee, non è più “reclusa” nelle sue mura, ma diventa un presidio del territorio, un attore della trasformazione.
La tragedia dei Beni Comuni: un destino da smentire
Già nel 1833 William Forster Lloyd metteva in guardia contro l’uso indiscriminato delle risorse comuni. Garrett Hardin, nel 1968, coniò l’espressione “tragedia dei beni comuni” per descrivere la dinamica secondo cui l’interesse individuale, in assenza di regole condivise, porta alla rovina di tutti. Una visione pessimista, che ha portato a teorizzare la privatizzazione o il controllo statale come uniche strade possibili.
Ma nel 1990 Elinor Ostrom ha scardinato questo paradigma. Con il suo libro Governing the Commons ha dimostrato che le comunità, quando libere di organizzarsi, possono gestire le risorse comuni con successo. Otto i principi individuati: tra questi, la partecipazione attiva, la sorveglianza reciproca, la risoluzione dei conflitti tramite il dialogo. “Non esiste una soluzione unica valida per ogni contesto, scriveva, ma le persone possono trovare modi ingegnosi per affrontare insieme i problemi comuni”.
La Partita del Futuro si ispira esattamente a questa impostazione. È un laboratorio civico e culturale che affida alle giovani generazioni il compito di mostrare che la gestione partecipata dei Beni Comuni è possibile, realistica e necessaria.
Un progetto con radici e visione: la rete che lo sostiene
Fondamentale per la credibilità e la continuità del progetto è stato il supporto della Fondazione Roma e della Fondazione Roma REgeneration, creata con acume e visione dal mondo dei grandi fondi immobiliari romani, sempre più consapevoli che la qualità della vita urbana è anche leva economica, sociale e culturale.
Determinante è stato inoltre il contributo scientifico e progettuale offerto da Andrea Rapaccini, della Fondazione Communia, nata per rafforzare il partenariato pubblico-privato nella cura dei Beni Comuni. Communia collega gli attori della filiera, dalle istituzioni agli enti locali, con un obiettivo preciso: aumentare la realizzazione concreta dei progetti di rigenerazione e offrire prospettive di reddito e riconoscimento ai giovani volontari che già oggi operano, spesso invisibili, in questo comparto vitale per la società e per l’economia del futuro. Beni Comuni e Bene Comune, infatti, non sono solo concetti giuridici o filosofici: sono l’ossatura di una nuova cittadinanza, il perno attorno a cui costruire un patto sociale più equo, partecipato e sostenibile.

Un appello di Artribune ad incrementare la proposizione di contributi su questi temi
Questo articolo conferma il percorso editoriale che Artribune sostiene da tempo. Siamo convinti che la cultura della rigenerazione urbana, della responsabilità condivisa e della cittadinanza attiva sia un tema cruciale anche per il mondo dell’arte e della creatività.
Invitiamo dunque altri studenti, insegnanti, professionisti, cittadini attivi a inviarci esperienze, riflessioni, proposte, casi di successo o anche analisi critiche. I contributi più significativi saranno selezionati e pubblicati per arricchire il dibattito e moltiplicare i punti di vista.
Da oltre un anno Artribune dedica a questi temi anche Render, la newsletter bisettimanale che raccoglie notizie, visioni e strumenti dedicati alla rigenerazione urbana. Invitiamo i lettori a iscriversi gratuitamente per seguire i progetti in corso e le evoluzioni del dibattito.
Roma: una città da riabitare
Come ricorda il geografo David Harvey nel suo Rebel Cities, “la città è un bene comune, ma la sua gestione rischia di essere sempre più subordinata agli interessi privati”. E il giurista Ugo Mattei, nel suo Manifesto, scrive che “i Beni Comuni devono essere sottratti alla semplice logica del profitto e restituiti alla sovranità popolare”.
La Partita del Futuro vuole dare forma a queste idee. Non si tratta di un progetto politico, ma di una sfida civica. Per questo, volutamente, nella fase progettuale non è stata coinvolta l’amministrazione capitolina, che peraltro con il Sindaco Gualtieri sta mostrando segni di attenzione dopo anni di incuria delle precedenti consigliature. La Commissione intende ora presentare le proposte raccolte a tutte le forze politiche, come incentivo a una collaborazione più ampia e meno ideologica sul Bene Comune, la nostra città.
Il messaggio finale è semplice ma radicale: Roma non è condannata al degrado. Il suo futuro dipende dal coraggio, dalla creatività e dall’impegno di chi la abita. I senior lo hanno voluto uscendo dal “torpore “civico ed i giovani, lo hanno dimostrato, sono pronti a giocare e vincere la partita.
Paolo Cuccia
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